In 3 sorsi – Sono giornate particolarmente impegnative per la politica estera di Washington. Stati Uniti in tour per il Sud-est asiatico con la vicepresidente Kamala Harris intenta a tessere nuove reti diplomatiche e rafforzare la propria presenza soprattutto in opposizione a Pechino.
1. RITORNO IN VIETNAM
Kamala Harris arriva in Vietnam per la seconda parte del suo tour del Sud-est asiatico volando su Hanoi. Le speculazioni tra Kabul e Saigon (dal 1975 rinominata Ho Chi Minh City) non si stanno sprecando in questi giorni, visto che proprio la coincidenza temporale della ritirata delle truppe statunitensi dall’Afghanistan e la visita vietnamita di Kamala Harris ha aperto scomodi paragoni con quegli eventi disastrosi degli anni Settanta. Sono giorni concitati anche perché quanto sta accadendo a Kabul potrebbe compromettere l’immagine dell’Amministrazione Biden, soprattutto in vista delle elezioni di metà mandato. Intanto, complice probabilmente anche il livello di incertezza legato alla gestione della pandemia, scende l’indice di gradimento di Biden negli ultimi sondaggi al 48,4%.
Il terzo tentativo di ristabilire la propria posizione strategica nell’Indo-Pacifico fa seguito a quelli delle Amministrazioni Obama e Trump. Difatti c’era una certa preoccupazione per la mancanza d’interesse per la regione nei primi sei mesi del Governo Biden, poi interrotta dalle visite in Cina del vicesegretario di Stato Wendy Sherman e dal viaggio in Vietnam, Singapore e Filippine del Segretario alla Difesa Lloyd Austin.
Fig. 1 – Il Segretario alla Difesa statunitense Lloyd Austin insieme al suo collega filippino Delfin Lorenzana a Manila, 30 luglio 2021
2. NUOVA DIPLOMAZIA AMERICANA
Kamala Harris ha quindi apertamente dichiarato che l’interesse per la regione dell’Indo-Pacifico è assoluto. Tuttavia, secondo quanto analizzato dal Lowy Institute di Sidney, gli Stati Uniti stanno attraversando una profonda crisi strategica che sottolinea maggiormente lo strapotere cinese nella regione, in particolare per capacità economiche, per relazioni commerciali, per influenza diplomatica e per disponibilità di risorse naturali. Più verosimilmente Washington ha deciso di cambiare metodi di partecipazione alle questioni extra-americane, quanto meno in questa prima fase dell’Amministrazione Biden. Infatti le ingenti donazioni di vaccini sono forse il segnale che Washington ha virato su una diplomazia “low cost” anche visto il salatissimo computo afgano.
Circa 23 milioni di dosi americane distribuite nel Sud-est asiatico rappresentano forse la manovra necessaria per scalzare non solo la diplomazia sanitaria cinese, ma anche per cercare di fomentare l’antipatia dei Paesi impegnati a fronteggiate le ambizioni di Pechino nel Mar Cinese Meridionale.
Fig. 2 – La visita della Vice-Presidente Kamala Harris ad Hanoi, 25 agosto 2021
3. SI RIACCENDE IL CONFRONTO CON PECHINO
Nell’altra parte del proprio tour asiatico Kamala Harris è poi volata a Singapore. Qui la vice di Biden si è presentata come la più autorevole alternativa al modello cinese. Pechino rappresenta infatti il più solido partner economico dell’ASEAN, con un volume d’affari pari a 731,9 miliardi di dollari nell’ultimo anno. Si è ribadita quindi la centralità che la regione dell’Indo-Pacifico riveste all’interno della visione americana di sviluppo grazie alle nuove opportunità legate alla sostenibilità ambientale e a quelle nel campo della cybersecurity. È stata anche l’occasione per parlare apertamente di libertà di navigazione, alludendo abbastanza esplicitamente alle mai risolte dispute territoriali tra Cina e Indonesia. Kamala Harris ha inoltre pubblicamente annunciato che Washington si offre di ospitare il forum APEC nel 2023.
Massimiliano Giglia
“210210-D-BN624-1014” by U.S. Secretary of Defense is licensed under CC BY